Carcere: niente sesso per i detenuti

Respinta l’istanza avanzata da un boss mafioso che voleva un incontro intimo e riservato con la moglie

Carcere: niente sesso per i detenuti

Astinenza forzata per il boss mafioso che vuole un incontro ‘riservato’ con la moglie Respinta definitivamente l’istanza avanzata dall’uomo e mirata ad ottenere la possibilità di un colloquio intimo, e lontano dagli occhi e dalle orecchie degli agenti della Polizia penitenziaria, con la consorte. I giudici riconoscono però l’importanza del diritto alla sessualità e all’affettività reclamato dai detenuti, ma aggiungono che su questa delicata tematica è necessario l’intervento chiarificatore del legislatore. In sostanza, la forzata astinenza dei detenuti è attribuibile all’inerzia dello Stato, che non ha ancora provveduto a regolamentare con una legge ad hoc la materia, e l’attuale vuoto normativo non è colmabile per mano dei giudici. Riflettori puntati, nel caso specifico, sull’istanza presentata da un boss mafioso, detenuto nel carcere di Milano - Opera e sottoposto al regime del 41bis, e mirata ad ottenere la possibilità di un incontro riservato con la moglie – sposata con tanto di matrimonio celebrato in carcere – all’interno della struttura penitenziaria. I giudici riconoscono la legittimità della esigenza espressa dal boss mafioso, ma, aggiungono, il vigente quadro normativo porta ad escludere che le disposizioni in tema di colloqui visivi di tutti i soggetti reclusi includano la tutela della affettività sessuale, intesa come intimità fisica – escludente ogni forma di osservazione esterna – tra il soggetto detenuto e il coniuge, o, comunque, la persona a lui legata da stabile relazione affettiva. (Sentenza 3035 del 24 gennaio 2023 della Corte di Cassazione)

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