Condanna più severa per il marito che uccide l’amante della moglie per il proprio onore coniugale

Riconosciuta l’aggravante dei futili motivi. L’omicida ha agito per ripristinare la propria immagine

Condanna più severa per il marito che uccide l’uomo che ne frequenta la moglie. Riconosciuta, difatti, l’aggravante dei futili motivi, poiché si è appurato che l’omicida ha agito in maniera brutale per rivendicare il proprio onore coniugale. Più precisamente si è appurato che l’omicida non ha agito contro la vittima per gelosia, frutto delle attenzioni che la vittima aveva manifestato verso la moglie dell’assassino, bensì per ripristinare la propria immagine, compromessa dalla notorietà della frequentazione tra la moglie e l’uomo assassinato. A completare il quadro, poi, anche il peso specifico riconosciuto a una scritta ingiuriosa che, posta di fronte all’abitazione dell’omicida, con toni volgari ed espliciti faceva riferimento al fatto che le donne del rione tradivano i mariti durante la permanenza di questi ultimi al lavoro. In sostanza, l’assassino ha agito, spiegano i giudici, per ripristinare la sua immagine, denigrata dalle offese rivoltegli pubblicamente nel rione. (Sentenza 18365 del 9 maggio 2022 della Corte di Cassazione)

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