Condannato il marito egocentrico che a casa pretende rispetto, obbedienza e silenzio

Impossibile parlare di episodica perdita di controllo. Evidente la posizione dittatoriale assunta tra le mura domestiche dall’uomo

Condannato il marito egocentrico che a casa pretende rispetto, obbedienza e silenzio

Va condannato il marito egocentrico che tra le mura domestiche pretende dalla moglie e dai figli rispetto, obbedienza e silenzio. Respinta la linea difensiva, mirata a sottolineare la condizione di marcato stress psicofisico da carenza cronica di sonno vissuta dall’uomo e a porla come giustificazione delle condotte tenute nei confronti dei familiari. Per i giudici è inequivocabile la gravità della posizione assunta dall’uomo a casa, una posizione dittatoriale ed egocentrica, caratterizzata non solo da scatti d’ira ma anche da umiliazioni, offese, prepotenze e minacce nei confronti della moglie e dei figli. Logico, quindi, parlare di maltrattamenti in famiglia, e non, come sostenuto dal difensore, di episodica impulsiva perdita di controllo. Soprattutto perché l’uomo non si è limitato a gesti di impeto, ma ad alcuni episodi eclatanti – rottura di mobili e suppellettili, sradicamento delle scale interne dell’abitazione comune – si sono accompagnate umiliazioni, offese, prepotenze e minacce verso i familiari. Peraltro, è emersa la posizione egocentrica che l’uomo ha avuto all’interno delle mura domestiche, pretendendo rispetto del suo riposo – quasi fosse sacro – silenzio e obbedienza. (Sentenza 5549 del 16 febbraio 2022 della Cassazione)

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