Ciò che conta per i giudici sono gli attuali rapporti di forza tra i coniugi sul fronte economico
Il lavoro come commessa, svolto dopo la separazione coniugale e all’insaputa del marito, non è elemento sufficiente a mettere in discussione l’assegno divorzile riconosciuto all’ex moglie. Fondamentale, invece, è che la donna risulti attualmente disoccupata e debba occuparsi in maniera piena delle due figlie minorenni. Respinte, di conseguenze, le obiezioni proposte dall’ex marito e mirate a mettere in discussione l’assegno divorzile stabilito in secondo grado. Per i giudici è evidente la maggiore solidità economica dell’uomo, che percepisce quasi 2.000 euro al mese e vive nell’ex casa coniugale, rispetto alla donna, che è disoccupata, deve mantenere le figlie e deve anche pagare 500 euro al mese per l’affitto di una casa. Da non trascurare, infine, l’ammissione compiuta dall’uomo, il quale ha in sostanza riconosciuto il ruolo avuto dall’ex moglie negli anni del matrimonio. In sostanza, egli ha ammesso che la donna ha in passato assunto maggiori oneri nella conduzione della vita familiare, sia pure solo per la cura delle figlie, con conseguenti rinunce ad una realizzazione lavorativa e ad una autonomia economica. (Ordinanza 37571 del 30 novembre 2021 della Cassazione)