Conto corrente e interessi passivi: non servono tutti gli estratti conto per l’azione contro la banca
Ciò che conta, invece, è la produzione di tutti i documenti che evidenziano le singole rimesse suscettibili di ripetizione in quanto riferite a somme non dovute

Se il correntista cita in giudizio la banca, lamentando la capitalizzazione trimestrale degli interessi passivi – vietata dalla legge in quanto causa di anatocismo – egli non deve mettere sul tavolo tutti gli estratti conto per riavere indietro gli importi che egli ha illegittimamente corrisposto all’istituto di credito. Legittima, quindi, l’azione del correntista mirata ad ottenere prima la dichiarazione di nullità delle clausole del contratto di conto corrente prevedenti la capitalizzazione trimestrale dei soli interessi passivi e poi la restituzione da parte della banca degli importi illegittimamente versati. Censurata in Cassazione la valutazione compiuta in Appello, laddove si era osservato che gli estratti conto prodotti, pur coprendo il periodo nel quale l’indebito è maturato, tuttavia non coprivano gli ultimi quattro mesi del rapporto, fino all’instaurazione della lite, con conseguente difetto di prova per poter addivenire a un’attendibile rideterminazione del saldo. I giudici di Cassazione precisano che per documentare l’indebitum perceptum da parte della banca non è necessaria la produzione integrale di tutti gli ‘estratti conto’ ma è sufficiente la produzione di tutti quelli che evidenziano le singole rimesse suscettibili di ripetizione, in quanto riferite a somme non dovute. (Ordinanza 5737 del 22 febbraio 2022 della Cassazione)