Diverbi coi genitori, destinatari anche di alcune minacce: difficile addebitare al figlio il reato di maltrattamenti in famiglia

Fondamentale, in premessa, individuare l’abitualità della condotta maltrattante ed il conseguente stato di soggezione dei due genitori

Diverbi coi genitori, destinatari anche di alcune minacce: difficile addebitare al figlio il reato di maltrattamenti in famiglia

Due diverbi forti – con tanto di minacce – coi genitori non bastano per ritenere il figlio colpevole di maltrattamenti in famiglia. Rimessa in discussione, nella vicenda presa in esame dai giudici, la misura cautelare – la custodia in carcere, per la precisione –, applicata nei confronti di un uomo finito nel mirino per i comportamenti da lui avuti nei confronti della madre e del padre. I giudici spiegano che nel valutare le dichiarazioni della madre e del padre dell’uomo si deve tenere in considerazione la necessità di individuare l’abitualità della condotta maltrattante ed il conseguente stato di soggezione dei due genitori. In questa ottica è necessaria quindi una approfondita disamina del contenuto delle dichiarazioni rilasciate dalla coppia, che richiamano minacciosi diverbi col figlio – già in cura per patologia psichiatrica e sottoposto anche a trattamenti sanitari obbligatori. Discutibile, invece, il mero riferimento alle preoccupazioni che l’atteggiamento aggressivo palesato dall’uomo ha ingenerato nei familiari, ancorché non colpiti da condotte aggressive. (Sentenza 21646 del 3 giugno 2022 della Corte di Cassazione)

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