Fede nuziale del marito deceduto: nessuna proprietà automatica per la vedova

Nessun diritto della vedova sull’anello matrimoniale del marito defunto. Di conseguenza, la fede rientra nel patrimonio ereditario della persona deceduta e segue la disciplina successoria che viene ad aprirsi per legge o per testamento. Questo il principio fissato dai giudici chiamati ad esaminare il singolare contenzioso che ha visto una madre citare in giudizio una figlia per rivendicare la proprietà della fede nuziale del marito. I giudici osservano che la domanda della vedova va qualificata come azione di rivendica, in quanto volta a reclamare la proprietà esclusiva della fede nuziale appartenuta in vita al defunto marito, così da ottenerne la conseguente restituzione da parte della figlia che l’aveva sfilata dal dito del padre. Ma, aggiungono i giudici, l’azione di rivendica presuppone, in primo luogo, che venga allegato il titolo di proprietà, e invece la vedova si è solo limitata a sostenere che la fede nuziale appartiene logicamente al coniuge superstite e non entra nell’asse ereditario, richiamando lo scambio degli anelli tra gli sposi come segno di amore e di fedeltà. A questo proposito, poi, i giudici chiariscono che l’anello pur avendo una funzione simbolica, nel momento in cui viene consegnato agli sposi nel corso della celebrazione, passa nella sfera patrimoniale della persona che lo riceve. Ciò significa che da quel momento la fede nuziale rientra nel patrimonio della persona che la indossa, alla quale pertanto appartiene e la quale, per assurdo, potrebbe anche disporne, in vita ed in costanza di matrimonio, a favore di persone diverse dall’altro coniuge. Ne consegue che l’anello nuziale, in seguito alla morte della persona a cui apparteneva, rientra nel suo patrimonio ereditario. (Sentenza del 31 gennaio 2022 del Tribunale di Torino)