Frequentazione quotidiana e coabitazione nei week-end: le violenze dell’uomo sulla compagna sono maltrattamenti in famiglia

Se lui e lei sono soliti trascorrere i week-end sotto lo stesso tetto, allora i comportamenti violenti di lui nei confronti di lei sono catalogabili legittimamente come veri e propri maltrattamenti in famiglia. Secondo i giudici, difatti, è logico parlare di stabile relazione tra uomo e donna se caratterizzata, come nella vicenda presa in esame, dalla frequentazione quotidiana e dai week-end trascorsi assieme a casa dell’uno o dell’altra. Ricostruito nei dettagli l’incubo vissuto da una donna a causa dei comportamenti violenti e aggressivi del partner, i giudici ritengono sacrosanta la condanna dell’uomo, colpevole sia di violenza sessuale che di maltrattamenti in famiglia. In sostanza, la donna ha assecondato i bassi istinti dell’uomo per evitare conseguenze peggiori, soprattutto considerando i soprusi e le violenze da lei subite. E a quest’ultimo proposito i giudici sottolineano che il reato di maltrattamenti in famiglia non richiede la necessità della convivenza e della coabitazione, essendo sufficiente un regime di vita improntato a rapporti di umana solidarietà ed a strette relazioni, dovute a diversi motivi, anche assistenziali. Di conseguenza, è configurabile il reato di maltrattamenti in famiglia anche in presenza di un rapporto di convivenza di breve durata, instabile e anomalo, purché sia sorta una prospettiva di stabilità e un’attesa di reciproca solidarietà. E ragionando in questa ottica è evidente, nella vicenda in esame, l’esistenza tra l’uomo e la donna di rapporti di stabilità relazionale e comune progettualità per il futuro, alla luce della loro frequentazione quotidiana, anche connotata dalla altrettanto frequente permanenza notturna, nei week-end, presso le case dell’uno o dell’altra. (Sentenza 18070 del 6 maggio 2022 della Corte di Cassazione)