Lavoro lontano da casa per il marito: logico presumere l’accordo familiare sull’impegno casalingo della moglie
Questo ragionamento è sufficiente per riconoscere l’assegno divorzile alla donna

Se il marito lavora lontano da casa, allora è logico presumere che lui e la moglie siano d’accordo sul fatto che quest’ultima debba rinunciare alla carriera per dedicarsi pienamente alla famiglia. Questo ragionamento è sufficiente per riconoscere alla donna l’assegno divorzile, una volta ufficializzata la rottura coniugale. Confermata in Cassazione la valutazione compiuta dai giudici d’Appello, i quali hanno rilevato la posizione di debolezza, dal punto di vista economico, della donna rispetto all’ex marito, e poi hanno sottolineato che durante il matrimonio ella si è dedicata alla cura della famiglia e, segnatamente, del figlio minore. Su quest’ultimo fronte il passaggio decisivo è quello secondo cui può ritenersi certo che l’impegno casalingo della donna sia stato frutto di una scelta consapevole comunemente operata dai coniugi. Ciò perché, preso atto della occupazione lavorativa dell’uomo lontano da casa, la scelta della moglie di occuparsi della famiglia per tutta la durata del matrimonio va letta inevitabilmente come espressione di una comune e consapevole deliberazione dei coniugi. (Ordinanza 4389 del 10 febbraio 2022 della Cassazione)