Uccide un orso: condannato a risarcire alcune associazioni animaliste Evidente l’abuso compiuto dall’uomo, il quale non ha dato prova di avere agito per evitare un pericolo imminente
Condannato a risarcire diverse associazioni animaliste dopo avere ucciso a fucilate, senza alcuna concreta ragione, un orso

A inchiodare l’uomo è soprattutto la perizia balistica, che ha consentito di escludere che egli abbia agito per difesa personale. Due i particolari decisivi: primo, il colpo mortale ha avuto un andamento orizzontale, come dimostrato dalla traiettoria del pallettone che ha attinto l’orso di striscio; secondo, l’impossibilità di fare partire due colpi nello stesso contesto e il rilievo oggettivo che pallini e pallettoni hanno raggiunto l’animale in tempi diversi. Rilevante, poi, anche il decesso non immediato dell’animale: i colpi non hanno attinto parti vitali ma hanno causato una peritonite sviluppatasi nelle ore successive, come testimoniato anche dagli avvistamenti di un orso barcollante avvenuti in una zona di raccordo tra l’abitazione dell’uomo e il luogo di rinvenimento della carcassa dell’animale. Sacrosanto, quindi, il risarcimento in favore delle associazioni animaliste, poiché l’uomo ha attinto l’orso col proprio fucile a pallettoni e ne ha provocato la morte, senza dare prova di averlo colpito per evitare un pericolo imminente ovvero per impedire l’aggravamento di un danno alla persona propria o altrui ovvero ai propri beni. (Sentenza 2237 del 20 gennaio 2022 della Cassazione)