Videocamera dello smartphone puntata verso una donna: condannato per molestie

Inequivocabile il contegno tenuto dall’uomo e idoneo ad arrecare fastidio alla vittima

Videocamera dello smartphone puntata verso una donna: condannato per molestie

Puntare la videocamera del proprio smartphone contro una persona, e riprenderla o, quantomeno, dare l’impressione di riprenderla, è condotta sanzionabile penalmente. Legittimo, difatti, parlare di vere e proprie molestie. Nella vicenda presa in esame dai giudici è risultato decisivo il fastidio avvertito dalla persona – una donna – contro cui era rivolta la videocamera dello smartphone. Irrilevante, invece, il fatto che non vi siano prove documentali in merito a video o foto ritraenti la donna. Contesto della vicenda approdata in un’aula di giustizia è un’associazione. Protagonisti della diatriba sono il presidente e la tesoriera, col primo che finisce sotto processo per avere rivolto in diverse occasioni pubbliche il proprio cellulare verso la seconda, così da lasciare intendere di stare riprendendo col proprio smartphone la donna, la quale, infastidita, si rivolge alle forze dell’ordine. Per i giudici inequivocabile è il contegno tenuto dall’uomo e chiaramente suscettibile di arrecare fastidio e disagio alla vittima per il solo fatto dell’insistita proiezione del telefono cellulare, proiezione idonea ad ingenerare nella donna il timore di patire una fastidiosa invasione della propria sfera privata e, quindi, a minare la sua serenità d’animo e ad arrecarle un turbamento effettivo e significativo. (Sentenza 6245 del 22 febbraio 2022 della Cassazione)

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