Assegno divorzile all’ex moglie: va considerato anche il lavoro casalingo da lei svolto
I giudici sottolineano il rilevante valore che va riconosciuto alla cura della casa da parte della donna, la quale così ha consentito all’allora marito di dedicarsi alla propria professione

Per quantificare l’assegno divorzile in favore dell’ex moglie va tenuto conto anche del lavoro casalingo da lei svolto durante gli anni di matrimonio e che va catalogato come contributo alla gestione familiare. I giudici chiariscono, alla luce del caso preso in esame, che non si può fissare un assegno divorzile che sia solo assistenziale, senza minimamente prendere in considerazione il contributo che il coniuge debole – la donna, in questo caso – ha fornito per la formazione del patrimonio familiare e del patrimonio dell’altro coniuge. I giudici, entrando più in dettaglio, sottolineano lo squilibrio economico tra gli ex coniugi, con l’uomo che può contare su uno stipendio di quasi 2.000 euro ed è proprietario di un immobile e di due case in nuda proprietà, mentre la donna, che ha superato i 50 anni di età, non ha mai lavorato, per espressa volontà dell’allora marito, e non possiede qualifiche o professionalità da spendere nel mondo del lavoro. Per chiudere il cerchio, infine, i giudici sottolineano il rilevante valore che va riconosciuto alla cura della casa da parte della donna, la quale così ha consentito all’ex marito di dedicarsi alla propria professione. (Ordinanza 24826 del 17 agosto 2022 della Corte di Cassazione)