Calciatore emula Zidane e colpisce con una testata un avversario: evita il cartellino ma non la condanna

Impossibile, secondo i giudici, ridimensionare l’episodio violento e catalogarlo come mero frutto di un eccesso di agonismo sportivo

Calciatore emula Zidane e colpisce con una testata un avversario: evita il cartellino ma non la condanna

Il calciatore che in campo colpisce con una testata un avversario può evitare il cartellino dell’arbitro ma non la condanna dei giudici. Impossibile, difatti, ridimensionare l’episodio violento e catalogarlo come mero frutto di un eccesso di agonismo sportivo. Logico, invece, parlare di vera e propria aggressione, slegata dalla competizione calcistica in campo. Irrilevante il fatto che in campo l’arbitro non si sia avveduto del fattaccio e non abbia preso alcun provvedimento disciplinare. Decisivi, secondo i giudici, i dettagli dell’azione violenta oggetto del processo. In sostanza, si è appurato che il calciatore finito sotto processo ha colpito il suo avversario durante una fase di gioco fermo, stante il recupero del pallone fuoriuscito dal rettangolo di gioco, e difatti i compagni di squadra del calciatore colpito invitavano l’arbitro a sanzionare l’accaduto, ma quest’ultimo non prendeva alcun provvedimento poiché non aveva visto direttamente l’aggressione. Logico, quindi, ritenere palese la volontarietà delle lesioni, in ragione della fase di gioco fermo. Impossibile, invece, sostenere che il colpo incriminato sia stato frutto del solo agonismo sportivo, chiariscono i magistrati. (Sentenza 11225 del 16 marzo 2023 della Corte di Cassazione)

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