Cucciolo di cane tenuto in uno spazio angusto: padrone condannato

I giudici precisano che le dichiarazioni rese dal veterinario circa il buono stato di salute dell’animale non bastano per porre in dubbio la responsabilità penale del padrone del quadrupede

Cucciolo di cane tenuto in uno spazio angusto: padrone condannato

Cucciolo di cane tenuto in uno spazio angusto: legittima la condanna del padrone Inequivocabili le condizioni in cui l’uomo ha tenuto l’animale che aveva, all’epoca, appena tre mesi di vita ed era stato collocato in uno spazio di appena un metro quadrato, all’interno di un garage. Ciò nonostante, però, è in discussione la confisca dell’animale, che, pur essendo stato oggetto di sequestro, è rimasto comunque per anni col padrone. I giudici precisano che le dichiarazioni rese dal veterinario circa il buono stato di salute del cane non bastano per porre in dubbio la responsabilità penale del padrone del quadrupede. Ciò perché, Codice Penale alla mano, non è necessaria la ricorrenza di situazioni, quali la malnutrizione e il pessimo stato di salute degli animali, indispensabili per poterne qualificare la detenzione come incompatibile con la loro natura mentre rilevano tutte quelle condotte che incidono sulla sensibilità psico-fisica dell’animale, procurandogli dolore e afflizione, compresi comportamenti colposi di abbandono e incuria, come, ad esempio, il tenere un cucciolo di cane in un locale chiuso, scarsamente illuminato, in uno spazio angusto, di appena un metro quadrato, all’interno un garage, chiuso da rete metallica, in mezzo ad oggetti ingombranti, con conseguente scarsa possibilità di movimento e in mezzo alle proprie deiezioni e senz’acqua, per essere stata rovesciata la ciotola. (Sentenza 537 dell’11 gennaio 2023 della Corte di Cassazione)

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