Detiene sette cani in una sala piccola, buia e sporca: sacrosanta la condanna
Sono rilevanti penalmente la privazione di cibo, acqua e luce, oltre che le precarie condizioni di igiene

I giudici ricordano, in premessa, che, Codice Penale alla mano, la detenzione di un animale in condizioni produttive di gravi sofferenze consiste non solo in quella che può determinare un vero e proprio processo patologico nell’animale, ma anche in quella che produce meri patimenti. Pertanto, assumono rilievo anche quelle condotte che incidono sulla sensibilità psico-fisica dell’animale, procurandogli dolore e afflizione. Ecco perché sono rilevanti penalmente la privazione di cibo, acqua e luce; le precarie condizioni di salute, di igiene e di nutrizione; la detenzione con modalità tali da arrecare gravi sofferenze all’animale. Inequivocabile, quindi, il comportamento tenuto dall’uomo sotto processo, il quale ha detenuto, all’interno di una stanza della casa (con superficie complessiva stimata di 40 metri quadrati), sette cani (due adulti e cinque cuccioli) di razza Husky e Samoiedo, in luogo angusto, privo di luce naturale e in precarie condizioni igieniche, ossia in mezzo alla sporcizia. (Sentenza 39844 del 21 ottobre 2022 della Corte di Cassazione)