Impresa di famiglia: anche il convivente ha diritto al mantenimento?
Il codice civile prevede che il familiare che presta la sua attività di lavoro nella famiglia o nell’impresa familiare ha diritto al mantenimento secondo la condizione patrimoniale della famiglia e partecipa agli utili dell’impresa familiare, ma tra i familiari non è espressamente incluso il convivente moro uxorio.

Per questo motivo, le Sezioni Unite (ordinanza interlocutoria 18 gennaio 2024, n. 1900) hanno sollevato questione di legittimità costituzionale.
La vicenda nasce dalla sentenza di un Tribunale che aveva rigettato le domande svolte da una donna, stata stabile convivente di un uomo deceduto nel 2012, nei confronti dei figli nonché dei coeredi di quest'ultimo, volte ad accertare l'esistenza di un'impresa familiare e, di conseguenza, ad ottenere la liquidazione della quota a lei spettante quale partecipe dell'impresa (pari quantomeno al 50% del valore dei beni acquistati e degli utili conseguiti, compresi gli incrementi patrimoniali avutisi nel corso del tempo).
Dopo che la Corte d'Appello aveva confermato la sentenza di primo grado, la donna ha proposto ricorso in Cassazione, osservando che la mutata sensibilità sociale ha trovato riscontro nella l. n. 76/2016 sulle unioni civili, la quale ha introdotto l'art. 230-ter che disciplina i diritti del convivente nell'impresa familiare sotto il profilo della partecipazione agli utili e agli incrementi dell'azienda commisurata al lavoro prestato.
Le Sezioni Unite hanno ora deciso di investire della questione la Corte Costituzionale essendo di fronte ad un dubbio di legittimità costituzionale per la potenziale irragionevolezza del trattamento differenziato del lavoro prestato nell’impresa dal convivente rispetto a quello del familiare, dubbio che non può essere superato dalla Cassazione mediante un’interpretazione estensiva ma che merita un intervento del Giudice delle leggi.