Insulta il sindaco: legittima la condanna

Impossibile, secondo i giudici, ridimensionare l’episodio e presentarlo come esercizio del diritto di critica politica o del diritto di satira. Si è trattato, invece, di un attacco ingiustificato.

Insulta il sindaco: legittima la condanna

Identificare una persona col termine “pirla” vale una condanna per diffamazione. Esemplare la vicenda che ha portato l’autore di uno scritto pubblicato da un periodico ad essere ritenuto penalmente responsabile per gli epiteti rivolti al sindaco, destinatario, peraltro, anche di gravi illazioni in merito a presunti comportamenti scorretti nell’esercizio delle sue funzioni. L'attacco ingiustificato era volto ad esporre alla censura e al ludibrio la sua immagine pubblica e al disprezzo la sua persona. Decisivo il riferimento alla palese offensività delle frasi incriminate e caratterizzate da immotivati attacchi personali al sindaco del paese, accusato, al limite della calunnia, di gravi scorrettezze nello svolgimento della carica, e, per giunta, mediante il ricorso anche ad espressioni volutamente ingiuriose e oggettivamente denigratorie. Impossibile parlare di satira o di critica politica. Su questo fronte i magistrati sottolineano che le circostanze narrate e le informazioni comunicate con lo scritto incriminato erano prospettate al lettore non come un fatto paradossale, inesistente, bensì come un fatto non solo altamente verosimile ma addirittura certo, mentre invece è stata appurata l’infondatezza, o quantomeno l’inconsistenza, delle accuse mosse al sindaco, accuse basate su mere illazioni. (Sentenza 18481 del 3 maggio 2023 della Cassazione)

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