Marito amante del risparmio che critica in modo volgare le spese fatte dalla moglie non è colpevole di maltrattamenti

Il quadro familiare ha fatto emergere contrasti reciproci, alimentati da una accesa conflittualità e da disparità di vedute sia nella gestione delle spese necessarie per le esigenze familiari che nell’educazione dei due figli minori

Marito amante del risparmio che critica in modo volgare le spese fatte dalla moglie non è colpevole di maltrattamenti

A smentire la visione fornita dalla donna hanno provveduto i dettagli forniti dai due figli della coppia, i quali hanno presentato come provocatrice la madre e hanno raccontato dei dissidi reciproci tra i genitori, precisando che tali dissidi erano dovuti soprattutto al comportamento della madre. Per i giudici, quindi, se il marito è fissato col risparmio e critica costantemente - e anche con espressioni volgari - le spese sostenute dalla moglie, non può essere ritenuto colpevole di maltrattamenti in famiglia, se dall’analisi dei rapporti di coppia emerge una situazione di forte conflittualità, certificata da liti continui e offese reciproche. Nel caso specifico i giudici hanno rilevato l’assenza di condotte violente, umilianti o vessatorie da parte dell’uomo e la presenza di un quadro familiare connotato da contrasti reciproci, alimentati da una accesa conflittualità e da disparità di vedute sia nella gestione delle spese necessarie per le esigenze familiari che nell’educazione dei due figli minori. In sostanza, i litigi della coppia sono stati manifestazione di una reciproca conflittualità, e non di vessazioni unilaterali ai danni della donna, e le offese verbali, da parte dell’uomo, non hanno mai avuto finalità denigratorie ma sono da considerare espressione della sua abitudine al turpiloquio, e, peraltro, si inserivano in litigi in cui anche la persona offesa ricambiava le offese al marito. Ad arricchire il quadro, poi, anche le dichiarazioni dei due figli della coppia, i quali hanno raccontato di dissidi reciproci tra i genitori, dissidi dovuti soprattutto al comportamento della madre. Per chiudere il cerchio, infine, viene posto in evidenza il fatto che i contrasti tra i coniugi erano dovuti alle modalità di gestione delle risorse familiari, poiché la moglie lamentava che il marito le faceva pesare ogni spesa. Doveroso, quindi, parlare di litigi insorti per questioni economiche e non originati dalla volontà dell’uomo di arrecare umiliazioni alla consorte, ma conseguenza di semplici divergenze di vedute sulla gestione delle spese familiari e sull’educazione dei figli. (Sentenza 21115 del 17 maggio 2023 della Cassazione)

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