Marito maltratta la moglie: la gelosia non è una giustificazione
La gelosia costituisce uno stato passionale sfavorevolmente apprezzato dalla comune coscienza etica, essendo espressione di un sentimento egoistico tutt'altro che nobile ed elevato

Impossibile ridimensionare le condotte del marito che, preda di una gelosia ossessiva, maltratta la moglie. Respinta, nel caso preso in esame dai giudici, la tesi difensiva, mirata a riconoscere le condotte violente tenute dall’uomo ai danni della moglie, ma anche a presentarle come frutto di una assurda gelosia, connessa ai comportamenti della donna. I giudici sono netti: non è in discussione la non riconoscibilità di alcun valore morale o sociale alla gelosia, con conseguente incompatibilità della provocazione con il reato di maltrattamenti. In particolare, i giudici ribadiscono il principio secondo cui il movente della gelosia non riveste quelle caratteristiche di altruismo e di nobiltà che costituiscono il presupposto per la configurabilità dell'attenuante prevista in caso di azione criminosa commessa per un motivo di particolare valore morale o sociale. Al contrario, la gelosia costituisce uno stato passionale sfavorevolmente apprezzato dalla comune coscienza etica, essendo espressione di un sentimento egoistico tutt'altro che nobile ed elevato. (Sentenza 22374 del 24 maggio 2023 della Cassazione)