Maternità surrogata, i figli non sono tutelati
La maternità surrogata, pratica vietata in Italia, pone grandi interrogativi sulla tutela da accordare ai figli così nati.

Il caso riguarda una famiglia composta da due coniugi, marito e moglie, che su consiglio dei medici che seguivano la donna, le avevano sconsigliato di avere dei figli. Per questo motivo i coniugi avevano deciso di accedere all’istituto della maternità surrogata, vietata in Italia, e volare in Ucraina. All’esito della proceduta, nascevano due bambine e veniva formato un atto di nascita che indicava entrambi i coniugi come genitori delle minori, in conformità alla legislazione del luogo. L’Ambasciata italiana formalizzava la richiesta di trascrizione degli atti di nascita nei registri di stato civile. Una volta rientrati in Italia, però, alla dogana la polizia transfrontaliera rilevava la situazione e ne dava notizia al pubblico ministero che provvedeva ad aprire un procedimento. Nel procedimento veniva nominato un Curatore Speciale che avena la possibilità di impugnare il riconoscimento delle minori effettuato dai genitori. Veniva eseguita un’indagine genetica all’esito della quale risultava la paternità del marito, ma non la maternità della moglie. Il Curatore Speciale, autorizzato dal giudice minorile, adiva il Tribunale ordinario affinché venisse rimosso lo status di figlie rispetto alla donna in virtù del divieto di maternità surrogata, affermando anche che la donna potesse ricorrere all’istituto dell’adozione in casi particolari. La parte convenuta si opponeva.
Il Tribunale rigettava il ricorso del Curatore Speciale ritenendo che l’identità familiare e i diritti delle bambine non fossero meglio tutelati con l’istituto dell’adozione in casi particolari, che prevede una tempistica molto lunga e un alto grado di aleatorietà, senza contare che erano già stati avviati e proseguiti con risultati positivi percorsi di supporti per gli adulti e le figlie minori, aiutate a comprendere la loro storia.
Il Curatore Speciale proponeva appello e la Corte accoglieva. Secondo i giudici d’appello non sarebbe possibile un bilanciamento tra interessi rispetto a una pratica vietata in Italia, com’è la maternità surrogata. È pur vero che, seppur vi siano stati molti rinvii al legislatore, il sistema italiano sconta inevitabilmente una mancanza di tutela per quei figli nati da maternità surrogata che solo in virtù di come sono venuti al mondo, non possono avere un rapporto pieno con coloro che li hanno fortemente desiderati. Seppure vi sia questo vuoto di tutela, la Corte di Appello ritiene che non sia compito del giudice sopperire al vuoto con un bilanciamento tra l’interesse pubblico alla repressione della maternità surrogata e l’interesse del minore ad avere un rapporto genitoriale con le figure di riferimento. (C. Appello Milano, 9 gennaio 2024)