Pandemia, problemi economici e difficoltà a trovare un lavoro non rendono meno grave la condotta dello spacciatore

Impensabile concedere un trattamento sanzionatorio più mite, una volta preso atto della intensa attività di spaccio realizzata dall’uomo

Pandemia, problemi economici e difficoltà a trovare un lavoro non rendono meno grave la condotta dello spacciatore

Accertata dalle forze dell’ordine la disponibilità, per l’uomo, di cocaina e di marijuana destinate ad essere vendute, i giudici ritengono impossibile ridurre il trattamento sanzionatorio, nonostante i richiami difensivi alla precaria posizione dell’uomo, costretto a vivere un forte disagio economico e ritrovatosi a fronteggiare non poche difficoltà per trovare un’occupazione. A fare da contraltare a questi ultimi dati è l’intensa attività di spaccio, frutto anche di un rilevante grado d’inserimento nel settore illecito della vendita di sostanze stupefacenti. A inchiodare l’uomo sotto processo è l’esito della perquisizione personale, prima, e della perquisizione domiciliare, poi: le forze dell’ordine rinvengono nel primo controllo un panetto di 100 grammi di cocaina e 40 euro in contanti, oltre a un telefono cellulare, e nel secondo controllo 16 grammi di marijuana e 120 euro in contanti. Gli elementi probatori sono chiari e il legale che rappresenta l’uomo prova a rendere meno grave la posizione del proprio cliente, mettendo sul tavolo possibili attenuanti per la condotta da lui tenuta. I giudici ribattono, però, a fronte del richiamo difensivo a un contesto sociale di disagio economico e all’impossibilità, a causa della pandemia, di reperire un lavoro, che è impensabile concedere un trattamento sanzionatorio più mite, una volta preso atto della intensa attività di spaccio di cocaina realizzata dall’uomo e del suo rilevante grado d’inserimento nel settore illecito della vendita di sostanze stupefacenti. (Sentenza 33953 del 15 settembre 2022 della Corte di Cassazione)

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