Revocatoria di atti frutto di un piano di risanamento: valutare il ragionevole affidamento dei creditori sul miglioramento delle condizioni dell’azienda

Necessario porsi nella precisa situazione temporale e conoscitiva del creditore per poter valutare se il piano apparisse, all’epoca, fondato su dati veritieri e assunti ragionevoli e fosse quindi in grado di condurre al risanamento del debito e al riequilibrio finanziario

Revocatoria di atti frutto di un piano di risanamento: valutare il ragionevole affidamento dei creditori sul miglioramento delle condizioni dell’azienda

Chiarimenti sulla possibile revocatoria fallimentare di atti compiuti in esecuzione di un piano di risanamento dell’imprenditore in crisi e poi fallito. In particolare, il giudice ha da porsi nella precisa situazione temporale e conoscitiva del creditore dell’imprenditore poi fallito per poter così valutare se, sulla base delle informazioni disponibili e necessariamente veicolate dall’attestazione, il piano apparisse fondato su dati veritieri e assunti ragionevoli e fosse quindi in grado di condurre al risanamento del debito e al riequilibrio finanziario, e ciò a prescindere dall’esito, necessariamente infausto per il debitore. In questa ottica, l’attestazione del piano di risanamento può svolgere la propria funzione e fondare il ragionevole affidamento dei creditori dell’imprenditore in crisi ma, precisano i giudici, deve avere determinate caratteristiche, tra cui in primo luogo una razionale coerenza tra la valutazione di fattibilità e i dati raccolti. Di conseguenza, non ci si può limitare ad una semplice enunciazione di ragionevolezza del piano, ma bisogna illustrare compiutamente le ragioni della positiva attestazione in ordine al verosimile conseguimento degli obiettivi, nonché, in particolare, evidenziare l’idoneità delle risorse finanziarie ad assorbire l’esposizione debitoria. (Sentenza del 20 ottobre 2022 del Tribunale di Bologna)

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