Stato colpevole per l’omessa comunicazione al detenuto sulle sue condizioni di salute
Risarcimento plausibile perché il detenuto non ha potuto scegliere i propri percorsi esistenziali

Nessun dubbio sulla responsabilità dello Stato che non ha comunicato al detenuto la sua sieropositività all’HIV. Legittima, quindi, l’azione giudiziaria proposta dal detenuto nei confronti del Ministero della Giustizia e centrata sulla constatazione che egli ha trascorso svariati periodi di detenzione presso le carceri italiane ma non è mai stato adeguatamente informato, dall’amministrazione penitenziaria, della sua positività all’HIV, informazione, quest’ultima, acquisita dall’amministrazione penitenziaria a seguito dei controlli medici a cui egli era sato sottoposto durante un periodo di detenzione, quasi quarant’anni fa. Questa omessa comunicazione gli ha precluso, sostiene il detenuto, la possibilità di sottoporsi ad adeguate terapie farmacologiche per evitare l’evoluzione della malattia dalla mera sieropositività alla contrazione dell’AIDS. I giudici ritengono fondate le lamentele del detenuto, con conseguente suo diritto ad ottenere un adeguato risarcimento. Ciò perché va riconosciuto, spiegano i giudici, il diritto del detenuto ad essere tempestivamente informato delle proprie condizioni di salute, come risultano periodicamente accertate dall’amministrazione penitenziaria nell’ambito dei controlli sanitari eseguiti sulla sua persona, anche al fine di poter liberamente scegliere i propri percorsi esistenziali. (Sentenza 28394 del 29 settembre 2022 della Cassazione)