Tardiva diagnosi di una patologia tumorale: medici condannati a risarcire i familiari del paziente ormai deceduto

Negato il diritto di determinarsi liberamente a fronte di una malattia ad esito certamente infausto

Tardiva diagnosi di una patologia tumorale: medici condannati a risarcire i familiari del paziente ormai deceduto

Colpevoli i medici che ritardano la diagnosi di una patologia tumorale e così negano, in sostanza, al paziente il diritto di determinarsi liberamente nella scelta dei propri percorsi esistenziali in una condizione di vita caratterizzata da una malattia ad esito certamente infausto. Consequenziale il risarcimento in favore dei familiari del paziente, risarcimento relativo ai danni da loro subiti a seguito del decesso del loro congiunto. Per quanto concerne la quantificazione della cifra destinata ai familiari dell’uomo, i giudici osservano che, contrariamente a quanto avviene per il caso di danno non patrimoniale per lesione all’integrità fisica, per il danno per omessa tempestiva diagnosi è necessario valutare tutte le circostanze del caso concreto, cioè, in particolare, l’età del paziente al momento della morte, il periodo di ritardo intercorso fra il primo accertamento diagnostico, la diagnosi di tumore e l’intervenuto decesso, le condizioni generali di salute del paziente nei mesi intercorsi tra il primo accertamento e l’effettiva corretta diagnosi. E nello specifico caso preso in esame dai giudici è emerso che l’uomo non è stato costretto ad un blocco totale della sua attività, a riprova del fatto che egli avrebbe potuto, ove avesse avuto piena contezza delle proprie effettive condizioni di salute, gestire in modo autonomo e con piena consapevolezza esistenziale la propria vita, in vista dell’inevitabile esito finale. (Ordinanza 28632 del 3 ottobre 2022 della Cassazione)  

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