Tentato bacio durante il colloquio di lavoro: gesto vale una condanna per il datore di lavoro
Impossibile ignorare la posizione di debolezza della donna, che era disoccupata e a caccia di un lavoro

Lei è alla disperata ricerca di un impiego, e lui, potenziale datore di lavoro, ne approfitta per cercare di darle un bacio: legittimo catalogare l’episodio come violenza sessuale. I giudici chiariscono che non si può ignorare la posizione di debolezza della donna, che era disoccupata e a caccia di un lavoro. A fronte dell’episodio oggetto del processo, i giudici chiariscono che, con riguardo all’ipotesi del tentativo di violenza sessuale, per parlare di fatto di minore gravità non si deve tenere conto dell’azione effettivamente compiuta dall’uomo, ma di quella che lui aveva intenzione di porre in essere e che non è stata realizzata per cause indipendenti dalla sua volontà. Impossibile, poi, prescindere, nell’ambito di una valutazione globale del fatto, dalla considerazione delle modalità attuative del reato, degli atti compiuti, del grado di invasività della condotta realizzata nonché del danno psichico direttamente cagionato alla vittima, e non di quello che ipoteticamente sarebbe derivato dal compimento degli atti sessuali». A questo proposito, poi, i giudici ritengono palese l’esistenza di elementi ostativi al riconoscimento della minore gravità» del fatto, ossia la reiterazione degli atti e, soprattutto, la situazione di debolezza in cui versava la vittima, la quale era alla ricerca disperata di un lavoro, situazione artatamente sfruttata dall’uomo, e ciò è evidentemente sintomatico di un non trascurabile grado di coercizione sulla donna. (Sentenza 12546 del 27 marzo 2023 della Corte di Cassazione)