Ufficio comunale chiuso, il cittadino se la prende con funzionario e impiegato: legittima la condanna

Sacrosanto parlare di violenza e minaccia ai danni di pubblico ufficiale. La condotta violenta e minacciosa posta in essere dal cittadino non era affatto sganciata dalla iniziale pretesa da lui avanzata e cioè ottenere il rilascio della carta d’identità

Ufficio comunale chiuso, il cittadino se la prende con funzionario e impiegato: legittima la condanna

Condanna inevitabile per il cittadino che reagisce in maniera rabbiosa e aggressiva dopo avere scoperto che l’ufficio comunale è chiuso e che, perciò, non può ottenere il documento richiesto. A inchiodare l’uomo è stata la condotta tenute nei confronti di un funzionario e di un impiegato. Sacrosanto, difatti, secondo i giudici, parlare di violenza e minaccia ai danni di pubblico ufficiale. Decisiva la sottolineatura che le azioni compiute dall’uomo erano espressamente collegate alla sua volontà di ottenere il rilascio del documento d’identità e dunque erano finalizzate a costringere le persone offese, cioè il funzionario e l’impiegato, a compiere un atto contrario ai propri doveri di ufficio. Inaccettabile la tesi difensiva secondo cui il cittadino ha sì formulato alcune minacce all’indirizzo dei funzionari comunali ma solo come reazione di rabbia manifestata dopo che gli era stato negato il rilascio della carta d’identità». I giudici chiariscono che, in realtà, la condotta violenta e minacciosa posta in essere nei confronti dei funzionari comunali dall’uomo sotto processo non era affatto sganciata dalla iniziale pretesa da lui avanzata e cioè ottenere il rilascio della carta d’identità nonostante l’Ufficio Anagrafe fosse stato chiuso al pubblico. (Sentenza 44231 del 21 novembre 2022 della Corte di Cassazione)

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