Uso civico del fondo su cui è stato realizzato l’immobile oggetto di compravendita: il certificato urbanistico salva il notaio da ogni addebito

Impossibile attribuire colpe al notaio che ha acquisito il certificato urbanistico e ha preso atto che esso non dava alcuna indicazione di usi civici del fondo su cui era stato realizzato l’immobile oggetto di compravendita. A rafforzare tale visione è, nel caso specifico preso in esame dai giudici, la constatazione che, al momento della stipula, nel 1993, non solo non esisteva alcuna dichiarazione di uso civico, fatta formalmente dal Comune nel successivo 2008, ma che neanche la Regione, nel 1993, era a conoscenza della esistenza di tali usi. Illegittimi, quindi, gli addebiti mossi da una società nei confronti del notaio che nel 1993 ha rogato un atto di acquisto di fabbricato a favore di due acquirenti che, al fine di poterne pagare il prezzo, avevano acceso un mutuo fondiario presso un istituto di credito - nella cui posizione è subentrata la società -, acquirenti che poi non hanno adempiuto al rimborso del mutuo. A quel punto la società ha agito in via esecutiva nei confronti dei suoi debitori, avendo peraltro iscritto ipoteca sul bene. Tuttavia, nel corso della procedura esecutiva, è emerso che il terreno su cui era costruito l’immobile era gravato da uso civico, con la conseguenza che non poteva essere oggetto di atti di disposizione privati, tantomeno di esecuzione forzata. Ciò ha comportato la dichiarazione di estinzione della procedura esecutiva e di conseguenza la perdita del credito a svantaggio della società. Inevitabili le contestazioni mosse al notaio, accusato di essere colpevole per non avere adeguatamente verificato che sul terreno insisteva un uso civico che incideva sulla commerciabilità del bene, contestazioni però prive di fondamento, secondo quanto appurato dai giudici. (Ordinanza 15035 del 29 maggio 2023 della Cassazione)