Usura, l’abnorme tasso di interesse dimostra lo stato di bisogno della vittima
Lo stato di bisogno può essere di qualsiasi natura, e può quindi derivare anche dall’aver contratto debiti per il vizio del gioco d’azzardo

L’abnorme tasso di interesse è sufficiente a dimostrare lo stato di bisogno della persona vittima di usura. La vicenda oggetto del processo copre un lungo arco temporale, dieci anni, che vanno dal 1998 al 2007, nei quali un uomo, sovrastato dai debiti di gioco, si rivolge ad una persona di sua conoscenza per ottenere ripetuti prestiti, gravati però da un tasso di interesse del 120 per cento annuo. Per i giudici è sacrosanto parlare di usura Inevitabili il processo e la condanna per Fabio, ritenuto colpevole, sia in primo che in secondo grado, del reato di usura, reso più grave dall’aver agito in danno di persona in stato di bisogno dovuto a debiti di gioco. I giudici sottolineano la portata assai consistente del tasso di interesse usurario – nell’ordine del 120 per cento annuo – accettato dalla persona offesa e dimostrativo del suo palese stato di bisogno non transitorio, di cui l’usuraio era ben consapevole. Utile, a questo proposito, il riferimento al principio secondo cui, in tema di usura, lo stato di bisogno in cui deve trovarsi la vittima può essere di qualsiasi natura, specie e grado, e può quindi derivare anche dall’aver contratto debiti per il vizio del gioco d’azzardo, non essendo richiesto dalla norma che lo stato di bisogno presenti connotazioni che lo rendano socialmente meritevole. E in questa ottica i giudici precisano che lo stato di bisogno della persona offesa del delitto di usura può essere provato anche in base alla sola misura degli interessi, qualora siano di entità tale da far ragionevolmente presumere che soltanto un soggetto in quello stato possa contrarre il prestito a condizioni tanto inique e onerose. (Sentenza 14849 del 7 aprile 2023 della Cassazione)