Utilizza la veranda di una casa disabitata per organizzare un ‘rave’: legittima la condanna
Riconosciuto il reato di violazione di domicilio. Palese la gravità dell’episodio, vista la sfrontata invasione di un luogo di privata dimora che è stato imbrattato, utilizzato per fini di profitto e destinato arbitrariamente all’afflusso di un gran numero di persone

Sacrosanta la condanna per avere preso possesso della veranda di una casa disabitata per organizzarvi un ‘rave’. Solida, nello specifico, l’accusa mossa nei confronti di un uomo, ritenuto responsabile del reato di violazione di domicilio. Impossibile, secondo i giudici, ridimensionare l’episodio richiamando l’accessibilità alla veranda dalla spiaggia e il fatto che all’epoca la casa fosse non abitata. Priva di efficacia la linea difensiva, mirata a porre in evidenza le condizioni del luogo per mettere così in dubbio la percepibilità dell’altruità della veranda, risultata liberamente accessibile dalla spiaggia e sostanzialmente abbandonata. Per i giudici, invece, sono evidenti la coscienza e la volontà dell’uomo di introdursi e di trattenersi nell’altrui immobile. A questo proposito, vengono sottolineate le particolari condizioni del luogo, ossia l’esistenza di un manufatto, rappresentato dalla struttura della veranda, e il rapporto di pertinenzialità con una casa e l’esistenza di cancelli, elementi, questi, che rendevano immediatamente percepibile l’altruità del luogo, nonostante la sua libera accessibilità dalla spiaggia. Impossibile, perciò, ipotizzare la non punibilità dell’uomo. Ciò perché salta agli occhi la gravità dei fatti, vista la sfrontata invasione di un luogo di privata dimora che è stato dall’uomo imbrattato, utilizzato per fini di profitto e destinato arbitrariamente all’afflusso di un gran numero di persone. (Sentenza 37881 del 6 ottobre 2022 della Corte di Cassazione)