Accattonaggio come pratica usuale della comunità rom: ciò non giustifica l’impiego di una bambina
Per i giudici la presunta connotazione culturale della pratica di chiedere l’elemosina non può certamente condurre a decriminalizzare la condotta

La cultura rom non può giustificare l’impiego dei bambini per la richiesta di elemosina in strada. Inutile, difatti, il riferimento all’accattonaggio come pratica usuale degli zingari. Decisivo il racconto fatto da un poliziotto che ha assistito a una scena inequivocabile: una bambina di 6 anni che prima era impegnata in strada e poi si recava da un uomo, distante pochi metri, per consegnargli il denaro raccolto. Inutile la sottolineatura difensiva centrata sul fatto che l’accattonaggio è usualmente praticato dagli zingari e, più in generale, in diverse comunità etniche che considerano «la richiesta di elemosina una condizione di vita tradizionale». Inutile anche il richiamo al fatto che l’uomo ha commesso il reato in stato di necessità in ragione della profonda situazione di indigenza in cui versava, essendo costretto a vivere in una baracca, senza servizi igienici e a usare vestiti di recupero. Per i giudici, però, la presunta connotazione culturale della pratica di chiedere l’elemosina non può certamente condurre a decriminalizzare la condotta. Inoltre, una profonda situazione di indigenza non può giustificare il ricorso all’accattonaggio e all’impiego di una bambina per ottenere in strada l’elemosina dai passanti. (Sentenza 7140 del 1° marzo 2022 della Cassazione)