Beccato a coltivare ventiquattro piante di marijuana: impossibile sostenere la destinazione a un esclusivo consumo personale
Rilevante il numero di piante. Significativo, però, soprattutto il potenziale raccolto, cioè quasi mille dosi

Impossibile parlare di coltivazione domestica, sacrosanta la condanna per produzione illecita di sostanza stupefacente. Impossibile ridimensionare le accuse a carico di un uomo beccato a coltivare, nel giardino di una casa in stato di abbandono e nella sua esclusiva e diretta disponibilità, ben ventiquattro piante di marijuana, di cui cinque interrate e diciannove in vaso. Decisivi gli accertamenti condotti dal personale di un Laboratorio di Analisi chimiche su un campione per quattro diverse tipologie omogenee di piante: in tutti i campioni esaminati, difatti, è stato riscontrato un principio attivo superiore alla soglia minima. Questo dato, corroborato dal rilevante numero di dosi ricavabili, legittima la condanna, anche perché l’uomo non ha addotto alcuna giustificazione in ordine alla coltivazione né ha fatto riferimento a eventuali esigenze di uso personale. Da escludere, quindi, l’ipotesi di una coltivazione destinata a un mero consumo personale. Ciò perché, osservano i giudici, l’uomo ha sostenuto, all’atto del controllo, il consumo personale in relazione ad un modesto quantitativo di marijuana, pari a circa 10 grammi, custodita in uno zaino e spontaneamente consegnata agli uomini delle forze dell’ordine, mentre nulla ha dichiarato in merito alle ragioni della coltivazione. (Sentenza 14941 del 19 aprile 2022 della Corte di Cassazione)