Condannato l’uomo prevaricatore verso l’ex compagna
L’aggressività da lui mostrata era strumentale a mantenere intatto il proprio predominio ed era dettata da precisi modelli culturali secondo cui l’uomo comanda e la donna ubbidisce

Riconosciuto il reato di maltrattamenti in famiglia. Impossibile, secondo i giudici, ridimensionare le condotte tenute dall’uomo nei confronti della ex partner, soprattutto tenendo presente che l’aggressività da lui mostrata era strumentale a mantenere intatto il proprio predominio ed era dettata da precisi modelli culturali secondo cui l’uomo comanda e la donna ubbidisce. I giudici sottolineano l’intento dell’uomo, cioè rivendicare la propria maschilistica posizione di predominio. A questo proposito viene rilevato che dal racconto fatto dalla donna è emerso con chiarezza come l’aggressività dell’uomo fosse strumentale a mantenere intatto il suo presunto predominio e fosse dettata da precisi modelli culturali nell’assegnazione sociale dei ruoli di uomo e donna, modelli secondo cui l’uomo comanda e la donna ubbidisce e se non lo fa, se si ribella, va punita. Sacrosanto, poi, valorizzare il sostrato identitario e culturale di chi commette condotte maltrattanti, e ciò, precisano i giudici, per evitare semplificazioni e ridimensionamenti che rischiano di confinare l’umiliazione e l’assoggettamento della figura femminile a espressioni di un disagio psichiatrico o comportamentale dell’uomo. (Sentenza 27166 del 13 luglio 2022 della Cassazione)