Decesso a seguito di trattamenti sanitari inadeguati: il danno biologico va calcolato tenendo conto del tempo di vita tra il fatto lesivo e la morte

Illogico, invece, fare riferimento ad un periodo di tempo pari alla speranza di vita

Decesso a seguito di trattamenti sanitari inadeguati: il danno biologico va calcolato tenendo conto del tempo di vita tra il fatto lesivo e la morte

Il danno biologico subito dalla persona morta a seguito di trattamenti sanitari inadeguati e destinato a essere risarcito ai suoi familiari va calcolato tenendo conto solo del periodo di vita intercorso tra il fatto lesivo subito nella struttura sanitaria ed il decesso. Nella vicenda presa in esame dai giudici è definitivo l’obbligo imposto ai familiari dell’uomo deceduto, ossia restituire una parte del ristoro economico già percepito dalla struttura sanitaria. Fondamentale l’applicazione del principio secondo cui il diritto al risarcimento del danno biologico, che entra a far parte del patrimonio della vittima nello stesso momento della lesione e si trasmette agli eredi, secondo le comuni regole della successione mortis causa, nel caso di decesso anteriore alla liquidazione deve essere riferito al periodo intercorso tra la data dell’incidente e quella effettiva della morte, non già ad un periodo di tempo pari alle speranze di vita della vittima. E, precisano i giudici, anche nel caso in cui il decesso sia conseguenza del fatto illecito, addebitabile, in questo caso, alla struttura sanitaria, resta sempre fermo che il danno biologico trasmissibile agli eredi va liquidato sulla base del periodo di tempo in concreto intercorso tra il fatto lesivo e il decesso. (Sentenza 9011 del 21 marzo 2022 della Cassazione)

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