Infila la mano nella borsa della vittima: condanna più severa per la palese destrezza della ladra
Irrilevante il fatto che l’azione criminosa sia stata prontamente bloccata dall’intervento della Polizia

Condanna più severa per la ladra che opera infilando, di straforo, una mano nella borsetta della propria preda. Legittimo, difatti, riconoscere in quel modus operandi una abilità particolare nella fase esecutiva del furto, abilità che costituisce l’essenza della circostanza aggravante della destrezza. La donna finita sotto processo ha agito d’accordo con una complice. Difatti, la prima ha provato a sottrarre le cose presenti nella borsa della malcapitata vittima e lo ha fatto con destrezza consistita nell’infilare la mano nella borsa con azione circospetta e repentina, mentre la seconda l’ha avvertita della presenza di agenti di Polizia, poi prontamente intervenuti a sventare il colpo e a fermare le due donne. Respinta la tesi difensiva secondo cui va esclusa l’aggravante della destrezza in quanto la condotta della donna sotto processo non integra quel quid pluris necessario a sottrarre un bene custodito in una borsetta, e in quanto l’azione è rimasta allo stadio del tentativo a causa dell’intervento della polizia, sicché, non sussistendo un’azione completa di sottrazione del bene altrui, non si può valutare un’effettiva e concreta abilità, astuzia o avvedutezza nella condotta contestata. (Sentenza 16155 del 27 aprile 2022 della Corte di Cassazione)