Maltrattamenti in famiglia: la compagna reagisce, ma l’uomo è colpevole

La Corte di Cassazione conferma la condanna per maltrattamenti per l’uomo che ha vessato e offeso la compagna che, in più di un’occasione, ha controbattuto difendendosi anche picchiando il compagno.

Maltrattamenti in famiglia: la compagna reagisce, ma l’uomo è colpevole

Per i giudici d’appello è corretto condannare l’uomo per maltrattamenti nei confronti della compagna, anche alla luce delle dichiarazioni rilasciate dalla figlia della coppia. Il collegio d’appello ritiene inoltre che l’uomo debba risarcire la compagna, che si era costituita parte civile, per il danno a lei arrecato. Nel ricorso per cassazione il legale dell’uomo cerca di porre l’accento sulla conflittualità della coppia, estremamente accesa. Inoltre, l’avvocato fa leva anche sul comportamento della donna che in più di un’occasione aveva reagito sia verbalmente che fisicamente. A completezza della difesa, l’avvocato sottolinea la reciprocità delle offese e delle umiliazioni e di come fosse la donna a provocare l’uomo muovendo dal cattivo rapporto che lei aveva con i figli di prime nozze del compagno. I Giudici di legittimità, però, muovono dalla motivazione della corte di appello in base alla quale le vessazioni subite dalla donna erano suffragate dalle dichiarazioni della figlia della coppia. Quanto, invece, alla presunta reciprocità delle condotte lesive dell’onore e del decoro, pur se è vero che la donna ha ammesso di aver colpito in alcune occasioni il compagno, aveva però agito in legittima difesa, come anche ha statuito il Tribunale che ha assolto la donna per uno specifico episodio di aggressione al danno del convivente. Infine, ricordano i giudici che «in tema di maltrattamenti in famiglia, lo stato di inferiorità psicologica della vittima non deve necessariamente tradursi in una situazione di completo abbattimento, ma può consistere anche in un avvilimento generale conseguente alle vessazioni patite, non escludendo, alcune sporadiche reazioni vitali ed aggressive della vittima, la sussistenza di uno stato di soggezione a fronte di soprusi abituali». (Cass. pen., sez. II, ud. 21 novembre 2023 (dep. 2 febbraio 2024), n. 4775)  

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