Offre un rapporto sessuale a un pubblico ufficiale per evitare l’arresto: nessuna condanna
Secondo i giudici, non è possibile considerare l'episodio come istigazione alla corruzione, dato il contesto spazio-temporale in cui si è svolto
Una donna straniera ha tentato di evitare l'arresto offrendo un rapporto sessuale ad un pubblico ufficiale. Inizialmente condannata sia per la resistenza al pubblico ufficiale che per l'istigazione alla corruzione, la donna ha visto ridotta la sua condanna in secondo grado, in quanto i giudici hanno ritenuto incoerente l'accusa di istigazione alla corruzione: la donna, infatti, aveva offerto un rapporto sessuale orale al pubblico ufficiale per dissuaderlo dall’arresto; tuttavia, i giudici hanno sottolineato che l'offerta era inadeguata e non idonea ad ottenere il risultato desiderato, considerando il contesto spaziale e la mancanza di turbamento nel pubblico ufficiale.
La Procura ha impugnato la decisione, affermando che l'offerta sessuale della donna doveva essere considerata come istigazione alla corruzione, sottolineando la concreta possibilità di attuare l'atto sessuale e la visibilità limitata del luogo in cui è avvenuto l'episodio.
Tuttavia, la Cassazione ha ribadito il verdetto di secondo grado, evidenziando le circostanze temporali e spaziali in cui si è verificata l'offerta sessuale, inclusa la visibilità del luogo e la presenza di altri agenti nell'area. I giudici hanno quindi concluso che l'offerta del rapporto sessuale non costituiva un atto corrotto, ma piuttosto un tentativo provocatorio.
In sintesi, nonostante le argomentazioni della Procura, la Cassazione ha ritenuto che le circostanze del caso non supportassero l'accusa di istigazione alla corruzione, e che l'offerta sessuale della donna fosse priva di credibilità, costituendo piuttosto un gesto provocatorio di fronte ad una situazione problematica (Cass. n. 19562 del 16 maggio 2024).