Risarcita la partoriente non informata sui problemi potenziali connessi al parto naturale indotto con un farmaco

Plausibile, secondo i giudici, che la donna, se informata sui rischi, avrebbe optato direttamente per il cesareo

Risarcita la partoriente non informata sui problemi potenziali connessi al parto naturale indotto con un farmaco

Va risarcita la donna che ha dovuto affrontare diversi problemi durante il travaglio, e ciò anche a causa della terapia farmacologica somministratale dai medici per stimolare il parto naturale, ma senza avvertirla delle possibili ripercussioni. A delegittimare l’operato dei medici, poi, anche la constatazione che la donna aveva già affrontato un parto cesareo, e quindi, osservano i giudici, è presumibile, secondo la comune esperienza, che, se avesse avuto conoscenza degli eventuali rischi che ne sarebbero potuti derivare, non avrebbe prestato il proprio consenso al parto naturale. Sacrosanto, quindi, parlare di violazione del diritto all’autodeterminazione della donna, vista l’assenza del suo consenso informato circa la terapia farmacologica somministratale per stimolare il parto naturale. Accolta la tesi proposta dalla donna e dal marito, tesi mirata a dimostrare il danno in sé per la mancata acquisizione del consenso e il danno conseguente alla omessa informazione sui possibili rischi collegati alla induzione farmacologica del parto. A inchiodare i medici è la constatazione che non è stata fornita adeguata informazione alla donna sui rischi esistenti, né è stato acquisito un suo valido consenso in ordine alla terapia farmacologico destinata ad indurre il parto. Rilevante, ovviamente, in questa ottica, anche la vicenda patologica che la donna ha dovuto affrontare a causa della mancata comunicazione da parte dei medici. (Sentenza del 14 gennaio 2022 della Corte d’appello di Catania)

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