Uccisione di un congiunto, ecco i criteri per il risarcimento del danno morale

Possibile per il giudice liquidare ai familiari della vittima un risarcimento inferiore alla soglia minima

Uccisione di un congiunto, ecco i criteri per il risarcimento del danno morale

Per l’uccisione di un familiare va riconosciuto un adeguato ristoro economico. Se la liquidazione del danno morale avviene in base ad un criterio cosiddetto a forbice, che cioè prevede un importo variabile tra un minimo ed un massimo, è comunque consentito al giudice liquidare un risarcimento inferiore al minimo, a patto però che vi siano circostanze eccezionali e peculiari. Tali circostanze, però, precisano i giudici, non possono essere costituite né dall’età della vittima né da quella del congiunto superstite, né dall’assenza di convivenza tra la vittima e il familiare. Questi ultimi dettagli, difatti, possono solo giustificare, chiariscono ulteriormente i giudici, la quantificazione del risarcimento all’interno della fascia di oscillazione tra il minimo tabellare e il massimo tabellare. Questi i principi fissati dai magistrati chiamati ad esaminare la richiesta di risarcimento avanzata nei confronti del Ministero della Salute dai familiari di una donna morta nel 2008 in conseguenza di una infezione da epatite C, contratta in seguito ad una emotrasfusione con sangue infetto. (Ordinanza 26440 dell’8 settembre 2022 della Corte di Cassazione)

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