Ufficialmente in servizio, raggiunge casa con l’auto di servizio: condannato per peculato d’uso
A carico del dipendente comunale, poi, anche i reati di truffa ai danni dello Stato e di falsa attestazione della presenza in servizio

Condannato per peculato d’uso, truffa ai danni dello Stato e falsa attestazione della presenza in servizio il dipendente comunale beccato – per ben diciassette volte in appena cinque mesi – ad utilizzare l’autovettura di servizio per raggiungere la propria abitazione (e in un caso un bar) nel Comune di residenza – non rientrante nell’area geografica ove egli doveva svolgere il proprio lavoro – e a casa trattenutosi per considerevoli lassi temporali (variabili tra poco meno di un’ora ed oltre due ore), mentre dalla timbratura del ‘badge’ egli risultava in servizio e, dalle annotazioni da lui stesso effettuate sul giornale di servizio, risultava in quegli orari impegnato in altri luoghi ed in altre attività. Per i giudici, pur tenendo conto della natura itinerante e variegata del lavoro di custode forestale svolto dal dipendente del Comune, va escluso che nelle occasioni prese in esame la deviazione dal percorso prestabilito rispetto ai luoghi di svolgimento della prestazione e le soste potessero ritenersi correlate a ragioni di lavoro, anche se relative al deposito e al prelevamento di attrezzature, ovvero alla compilazione a computer di resoconti. (Sentenza 14223 del 13 aprile 2022 della Corte di Cassazione)