“Vi do qualcosa…”: vale una condanna la frase rivolta ai carabinieri
Sacrosanto parlare di istigazione alla corruzione. Offerta generica ma credibile perché l’uomo aveva con sé droga da proporre ai militari

Basta la frase “Vi do qualcosa…”, rivolta ai carabinieri e mirata ad evitare la perquisizione della casa, per essere condannati per istigazione alla corruzione. Evidente, secondo i giudici, l’idoneità della condotta – tenuta da un uomo costretto agli arresti domiciliari – a indurre i due militari dell’Arma a compiere un atto contrario ai loro doveri d’ufficio. Respinta la tesi difensiva secondo cui l’offerta contenuta nella dichiarazione fatta dall’uomo al momento dell’intervento della polizia giudiziaria non era idonea a creare un turbamento psichico tale da indurre i pubblici ufficiali operanti ad accettare la promessa. Inutile anche il riferimento alla evidente genericità dell’offerta. La proposta avanzata dall’uomo venne fermamente respinta dai due esponenti dell’Arma, ma alcuni dettagli la rendono inequivocabilmente sufficiente per parlare di istigazione alla corruzione. A questo proposito, i giudici sottolineano che l’uomo si premurò di rimanere solo, prima di rivolgersi ai pubblici ufficiali, e proprio in quel frangente egli aveva nella sua diretta ed immediata disponibilità un quantitativo di sostanze stupefacenti che ben avrebbero potuto essere consegnate ai militari per convincerli a non procedere oltre nell’espletamento della loro doverosa attività istituzionale. (Sentenza 9648 del 21 marzo 2022 della Corte di Cassazione)