WC separato solo da un muretto dal resto della cella: degradanti le condizioni di detenzione
Accolte le lamentele di un detenuto. Respinte le obiezioni del Ministero della Giustizia. A rischio non solo il diritto alla riservatezza del detenuto ma anche la salubrità dell’ambiente

Legittimo parlare di detenzione in carcere in condizioni degradanti se solo un muretto separa il WC dal resto della cella. Accolta, di conseguenza, la richiesta di ristoro avanzata da un detenuto: ciò perché la presenza del WC all’interno della stanza dove egli cucinava, mangiava e dormiva ha inciso sulla sua condizione detentiva, rendendola degradante e comprimendo non solo il diritto alla riservatezza ma anche la salubrità dell’ambiente. Netta la posizione assunta dai giudici, i quali definiscono inumane e degradanti le condizioni in cui ha vissuto il detenuto, una volta preso atto che solo un muretto, di 150 centimetri di altezza, separava il water-closet dal resto della cella dove egli cucinava, mangiava e dormiva. Inutili le obiezioni proposte dal Ministero della Giustizia, obiezioni secondo cui non è stata adeguatamente valutata la situazione detentiva complessiva nella struttura, mentre si è data rilevanza decisiva alla presenza nella stanza detentiva di un WC, trascurando tuttavia che esso era separato, grazie ad un muro di altezza pari a un metro e mezzo, dall’ambiente preposto all’espletamento delle funzioni di vita quotidiana. Secondo il Ministero, quindi, il muretto era idoneo ad evitare che l’uso avvenisse alla vista di terze persone, così salvaguardano la riservatezza del detenuto. (Sentenza 13660 dell’8 aprile 2022 della Corte di Cassazione)